La fotografia è uno strumento utilissimo per raccontare gli altri mondi, gli altri popoli; per raccontare i loro usi, costumi, tradizioni; per mostrare la loro bellezza, la loro forza, la loro dignità, nonostante le mille difficoltà che ogni giorno devono affrontare, tra sopraffazioni, guerre, carestie; e per questo motivo la fotografia gioca un ruolo importante: consente di conoscere, di tramandare e di ricordare; permette di non ignorare che esistono persone, si, diverse da noi, per cultura, tradizioni, lingua e storia, ma uguali a noi, per sentimenti, e sensibilità; diffonde la conoscenza, al di là delle diffidenze e delle paure, favorendo il rispetto reciproco.
E accrescere la conoscenza degli altri popoli, totalmente diversi da noi per usanze e cultura, è determinante in quanto può aiutare a rimuovere le ostilità e a superare i pregiudizi verso di essi, consentendo di abbattere quelle barriere che ostacolano l’integrazione e il vivere civile, rendendo sempre meno possibile l’intento di chi vuole creare, proprio attraverso la diffusione della paura, le divisioni e i conflitti, una giustificazione alle proprie azioni terroristiche. La fotografia gioca un ruolo importante in tutto ciò: è di facile ed immediata percezione, più che un testo scritto, e si propone con una grande forza di obiettività: ti mostra le cose per ciò che sono realmente.
Certamente il punto di vista è quello del fotografo. L’occhio del fotografo è determinante nella scelta del messaggio che intende diffondere.
In un mondo sempre più globalizzato e dove i flussi migratori dai paesi più poveri a quelli più ricchi è all’ordine del giorno e dettato da necessità sempre più impellenti, non serve creare barriere ad un fenomeno che fa parte della stessa storia umana: è inevitabile. La storia ci insegna che si può crescere, migliorare, non con le divisioni, ma con l’Integrazione, culturale e sociale. Integrazione presuppone conoscenza e rispetto dell’altro.
Diceva Tahar Ben Jelloun, poeta, saggista e filosofo arabo: “Siamo sempre lo straniero di qualcun altro. Imparare a vivere insieme è lottare contro il terrorismo”. Ciò vuol dire che la conoscenza e il rispetto dell’altro può diventare uno strumento di difesa di tutti noi dal terrorismo e dal razzismo.
« Non incontrerai mai due volti assolutamente identici.
Non importa la bellezza o la bruttezza: queste sono cose relative.
Ciascun volto è simbolo della vita. E tutta la vita merita rispetto.
È trattando gli altri con dignità che si guadagna il rispetto per sé stessi. »
Proprio per questo motivo, ciò che più mi affascina nella fotografia è il luogo da cui scaturiscono tutte le emozioni e dove regna la bellezza: il volto umano. Cosa c’è di più vero delle emozioni che trapelano da un volto umano? Che sia sofferente o esprima gioia, è uno spazio dove regna solo ed esclusivamente la bellezza di chi lo mostra e lo vive.
Giovani donne hanno sulla pelle e nei tratti un dolore così profondo che, nonostante l’età, trasforma il loro volto in una maschera malinconica e dura. Donne che, nonostante il duro lavoro, le molteplici avversità, la povertà, le guerre. affrontano la vita con tale forza e dignità, da dare a noi insegnamento. Cosa sia la bellezza traspare dai loro sguardi e dai loro gesti; traspare dall’intento del fotografo che è quello di decidere di soffermarsi sull’anima del mondo senza volerla giudicare, né volersi sottrarre, ma semplicemente respirarla con gli occhi dell’anima, in una perfetta relazione empatica.
I grandi fotografi sostengono che in un ritratto scopri anche lo sguardo di chi li riprende: lo sguardo del fotografo. Ci si guarda negli occhi e l’uno di fronte all’altro si mette a nudo la propria anima, in una sorta di empatia che anche solo per un istante fa incontrare due diverse vite, senza porre tra loro né filtri né pregiudizi. Il fascino che scaturisce da un ritratto sta proprio nella sua assoluta semplicità di descrivere questo incontro tra anime e questa emozione.
Nei ritratti è come voler respirare per un momento la vita di queste persone, concedendosi il privilegio di esserne stata anche solo per poco la protagonista, la compagna di viaggio e di aver sfiorato la loro fatica di vivere, la loro dignità, la loro forza, la loro bellezza, di esseri umani.
I VOLTI
I volti sono l’interiorità nascosta,
i sensi,
la maschera del non detto,
i volti sono francobolli vidimati dal tempo,
uno scandalo che denuda i pensieri e le intenzioni.
I volti sono i ricordi che deridono il loro passato.
I volti sono una pozione chimica in cui circolano le domande.
I volti sono lingue senza alfabeto.
I volti sono lettere che restano sempre chiuse.
(Amal Al-Juburi, poetessa e scrittrice irachena)