Foto scattate durante il viaggio in Myanmar, 2017
Sono rimaste nel mondo una trentina o giù di lì e oggi la maggior parte di loro ha sessanta, settanta anni. Sono le donne “Chin”, il cui senso della bellezza è piuttosto particolare: il loro viso è decorato con tatuaggi, e per esibirli erano disposti a sopportare anche sofferenze. La leggenda narra che quando un re birmano viaggiò nella regione, fu così impressionato dalla bellezza femminile che ne rapì una per prenderla come una sposa. Per questo motivo, le famiglie di Chin hanno iniziato a tatuare le figlie per assicurarsi che non venissero rapite. Altri racconti dicono che il tatuaggio è stato fatto per rendere le donne più belle, o, cosa più plausibile, per differenziare le diverse tribù.
Le donne della popolazione Chin, nella remota regione montana di Mindat, o quelle Rachin di Mrauk U, sono riconoscibili per i loro articolati disegni facciali che si fanno incidere da secoli con l’inchiostro.
Le tribù Makan, Dine e Munn si differenziano per i diversi disegni dei tatuaggi. Le donne Munn hanno il viso tatuato da una serie di piccoli anelli concatenati che disposti a mezza luna scendono dalle guance fino al collo; le donne Dine hanno invece il viso completamente tatuato da centinaia di piccoli punti, mentre il tatuaggio delle donne Makan è costituito da un motivo di linee disposte a raggiera che fanno assomigliare il disegno alla ragnatela tessuta da un ragno.
I tatuaggi sono eseguiti utilizzando spine, sangue di bue, estratti di piante e grasso animale e il processo può essere estremamente doloroso, specialmente nella parte intorno agli occhi, che può impiegare fino a due giorni per essere completata.
La tradizione poi ha iniziato a vivere di vita propria, fino agli anni ’60, quando il governo la bandì giudicandola barbarica, ma resta una pratica importante per la popolazione Chin, anche se adesso sono principalmente le donne anziane a portare ancora i tradizionali segni sul volto.
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Splendide fotografie e ottima spiegazione
Grazie Sempliciana! Mi fa piacere che lo apprezzi. Penso sempre che quanto scrivo sia troppo semplicistico.